Altamura 28/05/2014
Cari bambini, cari ragazzi,
saper leggere vuol dire che c’è qualcuno che vi ha insegnato a farlo, che siete potuti andare a scuola.
Molti bambini, in tante parti del mondo, purtroppo non vanno a scuola perché non ci sono scuole abbastanza vicine, perché i genitori sono poveri e hanno bisogno che i loro figli lavorino o che vadano a prendere l’acqua e la legna per cucinare perché non c’è il gas che arriva in casa, non ci sono bombole da comprare o se ci sono costano troppo, non c’è acqua corrente e i pozzi sono spesso molto lontani.
Se la presenza di una bella giornata di sole per voi può essere l’occasione per una vacanza, in molti paesi, invece è il troppo caldo che causa siccità che spingono intere popolazioni a spostarsi in altri territori dove è difficile avere la possibilità di studiare.
Siete fortunati perché ci vedete, mentre nei paesi poveri tanti bambini si ammalano di cataratta, una specie di velo che copre gli occhi e che da noi si cura facilmente così come lo sarebbe anche da loro, ma i costi non sono per loro sostenibili, molte sono le famiglie che non possono recarsi negli ospedali e possono sperare solo nelle cure gratuite di medici volontari. Siete fortunati perché siete vivi: tanti bambini nei paesi poveri muoiono di malattie infettive che gli vengono trasmesse dalle mamme già durante la gestazione e poi con il parto diventano più fragili, come l’AIDS che potrebbe essere evitata o tenuta sotto controllo, o come la malaria che viene trasmessa dalle zanzare tramite le loro punture da una persona malata a una sana.
E poi la fame, la scarsità di cibo che non favorisce le aspettative di vita.
In certi paesi, bambini di 10 anni, possono essere imprigionati solo perché hanno rubato qualcosa per sfamarsi. Ci sono bambini che i genitori vendono per ignoranza e per miseria e, in molti casi, sono destinati a una brutta fine, possono diventare piccoli schiavi costretti a lavori faticosi, oppure vengono dati in adozione sperando che questa scelta dia loro la possibilità di poter vivere una vita migliore, ma non sempre chi li accoglie è degno di farlo.
Vi ho offerto un quadro forse un po’ pessimistico della situazione, ma ritengono che voi siate ragazzi sensibili e che i vostri insegnanti vi abbiano abituato con il giusto linguaggio a parlare di questi problemi e che quindi siate d’accordo che tutto questo non dovrebbe più accadere: i bambini devono avere cibo, cure sanitarie, istruzione, non devono essere sfruttati in lavori troppo pesanti, devono avere tempo per studiare, per giocare, per far maturare la loro fantasia.
Se i genitori non ci sono più, o sono troppo poveri per mantenerli, devono poter essere adottati da persone affettuose, buone e responsabili. Questi e altri principi sono contenuti nella Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza che è stata approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite venti anni fa, il 20 novembre del 1989: l’Organizzazione delle Nazioni Unite, cioè l’ONU, riunisce tutti i paesi del mondo e gli stati che firmano e si impegnano a rispettare e far rispettare questa Convenzione, cioè questo insieme di principi e di regole che riguardano non solo i bambini piccoli, ma anche i ragazzi che non hanno compiuto diciotto anni. Leggendo questa Convenzione, che è composta da 54 articoli con bellissime enunciazioni, mi ha colpito molto una espressione che ricorre in tante parti importanti e cioè che questi DIRITTI devono essere fatti valere “nella misura del possibile”. Mi sarebbe piaciuto leggere che trattandosi di diritti di bambini e di minori, in sostanza del futuro della nostra specie, tali diritti venissero fatti valere “nella misura dell’impossibile”. Mi rendo conto che questa può essere considerata un’ illusione, una pura fantasia, ma ritengo che l’impegno a rendere concreti questi diritti non sia troppo lontano.
Fatima Ben Nasr 3F 22/05/2014
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