Era una notte invernale a lanzara le case erano avvolte da un tenebroso, mentre c’era chi portava a spasso il cane, chi gettava l’immondizia chi rientrava nella propria abitazione. Il campanile della chiesa scoccò la mezzanotte quando nel palazzo di fronte, al quarto piano, si affacciò una signora anziana, che si apprestava a ritirare il bucato. Improvvisamente precipitò rovinosamente sul marciapiede. La signora rimase immobile al suolo in una pozza di sangue. I vicini, allertati dal frastuono, avvertirono i soccorsi, la signora era morta e per lei non c’era più nulla da fare. Gli agenti salirono nell’abitazione dell’anziana donna per effettuare un sopralluogo, e si resero subito conto che non si trattava di un incidente, come inizialmente avevano pensato, ma di un omicidio volontario. La polizia interrogò i vicini di casa, che, chiusi e riservati, non diedero alcun aiuto per agevolare le indagini. Il giorno dopo, il medico legale fornì i risultati dell’autopsia. La donna era morta per la frattura del cranio e all’interno dello stomaco c’erano delle tracce di cianuro. Al commissario di polizia non restava altro da fare che indagare per scoprire il mandante ed il movente dell’omicidio. Cominciando a scavare nella vita privata della signora Anna, si scoprì che era una vecchia ricca e vedova sessantenne. Possedeva una delle più belle gioiellerie del paese, che gestiva con due figli trentenni, Camilla e Piero, due bravi ragazzi. Il marito era deceduto due anni prima a causa di un infarto. Anna era una bella donna, piccolina di statura, di corporatura snella, con una massa di capelli bianchi e ricci, aveva due occhi verdi. Verificato l’alibi dei figli e dei parenti, non restava che setacciare il quartiere. Iniziarono gli interrogatori. Giunse il turno del signor Franco che lavorava per la signora. Dopo molte pressioni, l’uomo confessò di avere avvelenato la signora, perché nonostante fosse più che benestante, aveva un debito ingente con lui, che si rifiutava di saldare. Il signor Franco venne rinchiuso nel carcere, ma restava da trovare chi avesse spinto la signora dal balcone. Continuando le indagini, le perquisizioni, gli interrogatori, i sopralluoghi , e grazie alle intercettazioni ambientali, si scoprì che tutti i negozianti del quartiere si erano organizzati in un complotto contro la povera vecchia. Restava da scoprire chi materialmente l'avesse assassinata, Anna , povera donna, dopo sei mesi, ebbe finalmente giustizia. Il giornalaio del paese, era stanco di veder portare via dalla sua edicola riviste di Gossip, quotidiani e romanzi d’amore. Cosi, di comune accordo, con gli altri commercianti decise di ucciderla. Quella sera aveva bussato alla povera anziana che, filandosi, gli aveva aperto la porta. Con una banale scusa si era introdotto in casa. E mentre la signora ritirava i panni affinché non si bagnassero col temporale, lui la spinse di sotto, e, credendo di farla franca perché poteva sembrare un incosciente, inscenò una rapina, lasciando impronte ovunque e quella fu solo una delle tante contraddizioni che permisero di smascherare il signor Omar Bianco. Fu così costretto, suo malgrado, a confessare; fu arrestato e condotto nel carcere. Gli altri commercianti furono denunciati per concorso in omicidio.macchiandosi per sempre la loro fedina penale.
Tafuno Davide 3F
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